Quindi chi dice che l’introduzione del salario minimo indebolisce i lavoratori commette un errore. Se il nodo è il rafforzamento della contrattazione collettiva, ben venga. Leggendola, è facile verificare come la nostra proposta sul salario minimo, depositata nel 2018 e attualmente in discussione, segua esattamente questa strada.
Essa intende fissare un principio di buonsenso: nessun lavoratore può guadagnare meno di quanto previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro più rappresentativi, cioè quelli sottoscritti dalle principali associazioni sindacali e datoriali, e, comunque, il salario stabilito dal contratto stesso non potrà mai scendere sotto i 9 euro lordi all’ora.
In questo modo si rafforzerebbe la contrattazione ‘sana’, contrastando i cosiddetti ‘contratti pirata’ e la concorrenza sleale. Per aiutare le imprese, inoltre, il disegno di legge del M5S prevede la detassazione degli aumenti di stipendio derivanti dal rinnovo dei contratti nazionali per il triennio 2022/2024.
Oggi nel nostro Paese ci sono 4,5 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 9 euro lordi all’ora, ciò anche a causa dei quasi 1.000 contratti collettivi depositati al CNEL frutto dell’assenza di specifici criteri per individuare gli accordi ‘leader’.
Di fronte a simili numeri, è evidente che un problema c’è e va risolto facendo ricorso a strumenti nuovi, come per l’appunto il salario minimo.
Esiste già in 21 Stati membri dell’Unione europea su 27 e ora deve essere il turno dell’Italia.
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Fonte MoVimento 5 Stelle Europa on Facebook