SENTENZA PRIMO GRADO ILVA DI TARANTO La sentenza della Corte d’Assise per il processo con 47 imputati relativo al reato di disa…

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SENTENZA PRIMO GRADO ILVA DI TARANTO

La sentenza della Corte d’Assise per il processo con 47 imputati relativo al reato di disastro ambientale dell’Ilva con la gestione Riva, è arrivata dopo 329 udienze durate 5 anni (la prima il 17 maggio del 2016): la richiesta dell’accusa era di 28 anni per Fabio Riva e 25 per Nicola Riva, ex proprietari ed amministratori dell’azienda.

Il primo grado del processo «Ambiente svenduto» si è chiuso con condanne pesanti: ventidue anni per Fabio Riva, 20 per Nicola Riva, gli ex proprietari del siderurgico e principali imputati.

Tra i condannati c’è anche Adolfo Buffo, ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto, ed attuale direttore generale di Acciaierie d’Italia (società tra ArcelorMittal Italia e Invitalia). È stato condannato a 4 anni, i pm avevano chiesto la condanna a 20 anni. A Buffo era contestata anche la responsabilità di due incidenti mortali sul lavoro. Ventuno anni di reclusione sono stati invece inflitti all’ex direttore del siderurgico Luigi Capogrosso (28 la richiesta dei pm) e 21 anni anche per Girolamo Archinà, ex consulente dei Riva per le relazioni istituzionali (28 la richiesta dei pm).

3 anni e 1/2 di reclusione sono stati inflitti dalla Corte d’Assise di Taranto all’ex presidente della Regione Puglia #NichiVendola: i pm avevano chiesto la condanna a 5 anni.
Vendola è accusato di concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull’allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far «ammorbidire» la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva. Assennato è stato condannato a 2 anni: secondo l’accusa avrebbe taciuto delle pressioni subite dall’ex governatore affinché attenuasse le relazioni dell’Arpa a seguito dei controlli ispettivi ambientali nello stabilimento siderurgico. Il pm aveva chiesto la condanna a un anno. Assennato, che ha sempre negato di aver ricevuto pressioni da Vendola, aveva rinunciato alla prescrizione.
Corriere della Sera

A Ilva è stata comminata una sanzione di 4 milioni euro e l’area a caldo dello stabilimento è stata confiscata.
La confisca disposta dalla sentenza non dovrebbe avere effetti sulla produzione del siderurgico, perché sarà operativa solo nel momento in cui dovesse essere confermata dalla Cassazione. Al momento resta attivo il sequestro con facoltà d’uso da parte di Acciaierie Italia, la join venture tra ArcelorMittal e Invitalia, che gestisce l’impianto.

In tutti questi anni la politica non è mai stata in grado di coniugare il diritto al lavoro con il diritto alla salute e la tutela dell’ambiente.
Da sempre si è preferito trovare scorciatoie senza mai affrontate il problema.
La politica deve lavorare seriamente per attuare sistemi saldi che non permettano più un’altra Ilva disastrosa come quella della gestione Riva (1995-2013), in nessuna parte della penisola.

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Fonte Dario Violi on Facebook

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