Un altro femminicidio: addio Giulia. Codice Rosso scudo delle donne che denunciano

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Uccisa dall’uomo che sembra avesse deciso di lasciare. Questa volta, a pagare per la brutalità del proprio marito è stata Giulia, una giovane donna di 24 anni, morta a Rovigo dopo 9 giorni di agonia in un letto di ospedale a causa delle botte di chi le aveva promesso amore ma che invece ha saputo darle solamente un rapporto malato, finendo per toglierle la vita. Lui, un 28enne che secondo i quotidiani avrebbe avuto pesanti problemi di tossicodipendenza, avrebbe strangolato la ragazza fino a farle perdere i sensi. Una stretta che, malgrado i soccorsi, si è poi rivelata fatale.

Prima ancora di quest’ultima aggressione fisica, Giulia avrebbe dovuto far fronte alla morbosa gelosia del suo compagno, che le avrebbe inviato messaggi con i quali le “chiedeva” di coprire le sue forme con abiti lunghi e larghi, e di non rivolgere parola ai “maschi”. “Se non ti fai bella”, le diceva in sostanza, “nessuno ti guarda e io mi risparmio 30 anni di carcere”. Parole pesanti e opprimenti, che segnano la misura esatta di una idea di relazione insana, dalle quali molte donne non hanno la possibilità di fuggire. E’ pensando a loro che ci siamo impegnati a trovare nuovi strumenti per contrastare la violenza di genere sotto tutte le sue forme.

Con il “codice rosso” abbiamo aumentato le pene per i reati che si consumano tra le mura domestiche e per lo stalking, raddoppiato i termini per la denuncia degli abusi, esteso i casi in cui è possibile applicare l’ergastolo, introdotto un nuovo reato per chi sfregia una persona in modo permanente, aumentato le pene per i reati di violenza sessuale. Lo Stato ha dato prova di voler davvero proteggere le donne e per farlo abbiamo pensato anche e soprattutto all’aspetto preventivo.

Oggi, le donne in difficoltà possono infatti contare su una corsia preferenziale ed essere maggiormente tutelate sin dal principio con più efficacia. Una donna che denuncia una violenza subita sarà ascoltata da un magistrato entro poche ore. In questo modo sarà eventualmente possibile applicare subito una misura cautelare nei confronti dell’indagato ed evitare il peggio. Occorreva dare una risposta concreta a chi trova il coraggio di denunciare e lo abbiamo fatto. Continuiamo a tenere alta l’attenzione, a proteggere e ad informare le donne sugli strumenti che hanno a disposizione per difendersi. Ancora una volta, basta femminicidi.

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Fonte Il Blog delle Stelle

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