Angelo Baiguini M5S: “Giornalismo? Togliamo il guinzaglio ai cani da guardia della democrazia”

Angelo Baiguini M5S: “Da cronista, cosa penso del giornalismo e dell’editoria, oggi”.

Angelo Baiguini M5S e il giornalismo

Si fa un gran parlare di servizi al cittadino, spesso a sproposito, negli ultimi anni. Una buona informazione è (o dovrebbe essere) indubbiamente un servizio al cittadino. Di più, uno dei più alti obiettivi a cui tendere per garantire il benessere della comunità-nazione. E’ il campo di cui mi sono occupato per una vita intera, ne conosco pregi e soprattutto difetti… ma consentitemi il lusso di qualche considerazione ideale, almeno per una volta.

Un’informazione di qualità dovrebbe essere considerata un bene comune, d’accordo. Un bene prezioso che, in un mondo perfetto, dovrebbe addirittura essere finanziato dalla collettività: non parlo di grandi gruppi o finte testate di partito su cui far ricadere la scandalosa pioggia di euro incessante ormai da decenni e decenni, il mio elenco parte dai singoli bravi freelance che oggi tirano la cinghia e arriva fino alle piccole realtà locali che fra mille difficoltà sono riuscite a sopravvivere fino ad oggi.

Leviamo il guinzaglio all’editoria

Un’informazione di qualità, sì. E un mondo ideale, certo. Se il giornalismo si potesse oggettivamente misurare per il livello di qualità dei contenuti (quanto a completezza, pluralismo, professionalità, e via dicendo… l’elenco è lungo) non scandalizzerebbe affatto considerarlo un bene comune. Anzi. Il problema è che finora il finanziamento pubblico all’editoria non è stato altro che il “guinzaglio” con il quale tenere a bada il cosiddetto “cane da guardia della democrazia”. Insomma un vero ed estremo paradosso.

Il Movimento 5 Stelle ha più volte levato la maschera a queste assurdità: noto l’esempio del quotidiano “Europa” (house organ di Margherita e poi Pd), non pervenuto o quasi nelle edicole, ma che in 10 anni si è intascato la bellezza di quasi 32 milioni di soldi pubblici… Per dirne uno. E’ giusto, anzi doveroso, fare un ragionamento diverso, ovvero pensare a incentivi che premino la qualità dell’informazione, cioè quei giornali che effettivamente si impegnano a garantire un certo livello.

Ecco cosa ripeteva Alessandro Di Battista non molti giorni fa ad Arcore

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