Braccio bionico: trasformare la disabilità in superpotenza

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Perdere un arto è una cosa terribile, cambia totalmente la vita. Si deve ricominciare tutto da capo. Forse la parte più sconfortante è però quella sociale. Da quel momento in poi la gente non ti guarderà più come prima.

A seconda dell’età e del sesso di chi ha la sfortuna di perdere un arto, ci saranno diverse conseguenze che vanno molto al di là del semplice non poter più scrivere. Non si deve solo re-imparare a come tenere in mano una penna o a fare le cose più semplici del mondo, ma si deve convivere con gli sguardi delle persone.

Purtroppo in Italia ogni anno circa 14000 persone subiscono un’amputazione, perdendo un arto superiore o inferiore. Più di 6000 sono totalmente evitabili, perché dovuti al diabete, e la maggior parte avviene ancora per cause lavorative.

Ma ecco la novità! C’è una start-up che ha creato il primo braccio bionico dal design davvero accattivante, dalle funzionalità avanzate e, soprattutto, economico.

Ma c’è di più. É stampato in 3D!

Se pensate a malfunzionamenti o pezzi di ricambio o a manutenzioni difficili e costose, dimenticate tutto.

Open Bionics è una start-up di Bristol e la sua missione è quella di creare e democratizzare la tecnologia che migliora la vita delle persone. In altre parole, trasformano la disabilità in superpoteri.

L’Hero Arm, ossia il braccio dell’eroe, è il loro primo prodotto bionico ed è la prima mano bionica stampata in 3D, certificata dal punto di vista medico e a prezzi accessibili. Ha una mano multi-presa con quattro motori all’interno che controllano le singole dita e muovono il pollice.

In pratica si muove proprio come una mano normale. Prima di tutto, niente operazioni. Il braccio si infila e si sfila come un guanto. Una sorta di plug and play. Funziona captando i segnali dai muscoli del moncherino dell’utente. I sensori trasformano i segnali dei muscoli in impulsi che fanno muovere i motori. Il risultato è davvero sconcertante.

Ecco come funziona. La prima cosa che succede è che un protesista fa un modello del braccio in questione, prendendo un calco dal paziente. Il tutto viene scannerizzato e si procede a creare il braccio personalizzato su misura per ogni singola persona. I file vengono poi esportati per le stampanti 3D. Dopo la stampa i pezzi vengono assemblati insieme e il gioco è fatto.

Una delle cose di cui l’azienda è più orgogliosa è la possibilità di cambiare l’aspetto e lo stile del braccio. Gli utenti possono progettare il proprio braccio e cambiare i colori. È un’espressione di individualità e significa che si ha la possibilità di scegliere l’aspetto della propria protesi.

Non si pretende più di simulare un braccio umano, ma si cerca di enfatizzare l’aspetto futuristico della protesi, facendola apparire cool.

Come dicevamo l’aspetto più importante è quello sociale, la maggior parte dei pazienti amputati entra in profonde depressioni. Ora sembra che questo approccio funzioni, soprattutto i bambini sembrano davvero apprezzare il risultato.

Uno dei primi pazienti a fare da test dice: “L’approccio cambia del tutto rispetto ad una protesi normale. Gli occhi della gente si illuminano ed è bello avere domande su come funziona il braccio, le persone non hanno più paura di avvicinarsi, di toccarti o starti vicino. Ti chiedono quello che è successo, perché sanno che hai risolto. Succede qualcosa di simile ai malati di cancro. Le persone hanno più facilità a parlarne quando hai superato la cosa che quando la stai attraversando”.

Questa è una bella storia di umanità e di tecnologia. Speriamo di non dover più costruire protesi, ma nel frattempo sappiamo che la scienza è andata così avanti da poter risolvere problemi prima impensabili.

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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