L’intelligenza artificiale porterà a un neo-feudalesimo privato?

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di Gianluca Riccio – Se lo sviluppo tecnologico procede su binari esponenziali mentre la politica si muove con lentezza, il risultato sarà un progressivo svuotamento delle funzioni pubbliche a favore di attori privati. È la tesi di un’analisi di Samuel Hammond, economista senior presso la Foundation for American Innovation, dove la sua ricerca si concentra sull’innovazione e la politica scientifica e sull’impatto istituzionale delle tecnologie dirompenti.

Verso il feudalesimo tecnologico

Partendo dal 2024, gli autori descrivono come molti servizi verranno progressivamente ceduti a realtà private: sicurezza, istruzione, regolazione, persino la raccolta e la gestione dei dati meteorologici. Con l’AI che democratizza capacità un tempo rare, aziende high-tech e comunità ristrette (anche grandi come quartieri) sopperiranno alle mancanze pubbliche.

Già oggi accettiamo di limitare diritti e libertà in cambio di servizi: i grandi aeroporti, per fare un esempio, sono quasi come micro-stati gestiti da privati e super sorvegliati. Con l’AI questa tendenza si espanderà a ogni ambito sociale ed economico, in una deriva che la ricerca definisce “neo feudalesimo”.

Neo feudalesimo prossimo venturo, l’esempio “insospettabile” della mobilità

Tra i segnali “deboli” (si fa per dire) di questa deriva, c’è quello legato alla mobilità. L’ascesa di piattaforme come Uber e Lyft ha stravolto il settore dei taxi, un tempo rigidamente regolato dalle autorità cittadine. La connettività ha permesso di saltare quei vincoli tradizionali, affidando il controllo della qualità a meccanismi privati di reputazione e monitoraggio.

In pochi anni la quota di taxi sul totale corse in una città come New York è passata dal 90% al 10%. Più praticità, più “democratizzazione” di una professione, mi direte. Forse. Con un passaggio di governance da enti pubblici a piattaforme con sistemi interni di credito sociale, però. La fase successiva, quella delle auto senza conducente, è già alle porte e ci metterà di fronte alla realtà: a quel punto gli Stati avranno ancora la forza di rappresentare una tutela per i cittadini, con misure di sostegno come un reddito universale? O perderanno del tutto il loro ruolo, lasciando che le persone si “consegnino” a sistemi sociali (welfare, istruzione, fisco) del tutto privati, in un feudalesimo tecnologico?

Si tratta al momento di cambiamenti epocali ma su scala ridotta, che prefigurano però la portata dei futuri sconvolgimenti indotti dall’AI.

Dalle città-azienda alla singolarità

Nel giro di 15-20 anni da ora, dice Hammond (intorno al 2040, dunque) intere città si trasformeranno in aziende. Offriranno servizi sociali “premium”, infrastrutture sorvegliate da AI e altre tutele in cambio di alloggi, affitti, tasse sotto forma di abbonamento. Il successivo, eventuale avvento di una superintelligenza rischia di diventare un colpo mortale per ciò che resta delle istituzioni pubbliche, che cederebbero il controllo ai privati in un terribile ritorno al medioevo in salsa high-tech.

Anche qui segnali deboli, prove generali di tecno governi, sono un po’ ovunque.

Non ci credo, ma è vero

Non mi sento di avallare i toni così nefasti delle riflessioni di Hammond, ma non posso escludere alcuni dei contorni peggiori di queste previsioni se non interverranno adeguamenti politici. Le istituzioni hanno il dovere di tenere il passo coi tempi per evitare derive autoritarie o anacronistiche.

Altrimenti il progresso tecnologico rischia di travolgerle, rendendole “collaborazioniste” o addirittura schiave di un feudalesimo guidato da mega corporazioni sempre più potenti.

L’AUTORE

Gianluca Riccio, classe 1975, è direttore creativo di un’agenzia pubblicitaria, copywriter, giornalista e divulgatore. Fa parte della World Future Society, associazione internazionale di futurologia e di H+, Network dei Transumanisti Italiani. Dal 2006 dirige Futuroprossimo.it, una risorsa italiana sul futuro.

 

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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