Sulla questione ROM

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Non sono di sicuro la persona più indicata per appoggiare alcune esternazioni attribuite al Ministro Salvini sulla questione ROM in questi giorni.

E non sono sicuramente una persona che si schiera aprioristicamente e acriticamente da una parte o dall’altra. Non faccio assolutamente il tifo per nessuna posizione che si avvicini al razzismo, ma tanto meno voglio fare parte della schiera di ipocriti che difendono la miseria e la povertà erigendola a sinonimo di civiltà!

Per quanto riguarda la questione dei migranti mi ero già espresso in questo mio post, e quindi non mi replico.

Per quanto riguarda i ROM auspico vivamente che i deliri della Meloni passino del tutto inosservati. Se si sta parlando di caccia alle etnie e di razze inferiori o di astrusità del genere, il mio sarà un netto NO e la mia opposizione sarà forte e decisa.

Se però stiamo parlando di alcune anomalie che sono sotto gli occhi di tutti, allora invito a fare una seria riflessione.

Ci sono delle condizioni umane che non sono più accettabili.

Vorrei che si ponesse la questione sotto tutti gli aspetti.

Uno è sicuramente quello più evidenziato e che riguarda il degrado e la percezione di insicurezza, di predisposizione a delinquere, di impunità goduta da parte di questo tipo di gruppi.

Non raccontiamoci stupidate: ogni volta che si incrocia una “zingara” si guarda sempre se il nostro portafogli è ancora al suo posto!

E non neghiamoci che ogni qualvolta vediamo un bambino sporco costretto od utilizzato per chiedere l’elemosina, un po’ di raccapriccio e di rabbia ci trafigge.

E questa è sicuramente una situazione da sanare, ROM, Sinti, Camminanti che siano. Non è possibile accettare che in territorio italiano ci siano situazioni di degrado di questo tipo e un diffuso sfruttamento minorile accompagnato da istigazione a delinquere.

Si può accettare il nomadismo, di fatto anche i circensi lo sono, si può accettare che vivano di sussistenza e carità, ma non se ne possono accettare certe condizioni.

Quindi se l’intervento dello Stato è quello di normare alcuni aspetti creando una sorta di “zona franca” i cui i nomadi di ogni tipo possano sostare ma sottoponendosi a un certo tipo di controlli e, tra questi, quelli sanitari soprattutto sui minori con l’obbligo di inserirli in ambiti educativi per tutto il tempo di permanenza sul nostro territorio, allora mi sta bene.

Se lo Stato decidesse di poter verificare i beni presenti nei campi temporanei adibiti al nomadismo (non di fare retate o schedature) allora mi sta bene, soprattutto se si dovesse evidenziare un incremento di atti illeciti (e purtroppo capita) nella zona durante la permanenza.

Il nomadismo va rispettato, ma anche le nostre leggi e la nostra sicurezza va rispettata.

Quindi personalmente, il controllo di certe situazioni, non è una questione di “razzismo” ma, in soldoni, una tutela in particolare dei minori ed una tutela della sicurezza dei cittadini.

Il nomadismo, nel rispetto delle regole civili, non mi disturba per nulla!

Altro discorso è se non è più nomadismo ma fenomeno stanziale.

Questo, invece, non lo ritengo accettabile.

Non può essere consentito a nessuno di costruire favelas ai bordi delle nostre città, luoghi impenetrabili se non dall’Esercito con tanto di carri armati!

Zone franche immuni da ogni norma e regolamenti, dove uno Stato sovrano non può effettuare controlli o applicare le leggi.

Zone dove vige esclusivamente una legge interna che nulla ha a che vedere con quelle di una Nazione.

Non può esistere la mafia che controlla un territorio, non può esistere una etnia, ROM, Sinti, Brianzola o Greca, che decide di appropriarsi di una fetta di territorio ed impedirne l’applicazione delle leggi.

Questo non è possibile accettarlo.

Ora la domanda è semplice: queste favelas ai margini della società sono frutto di una incuria dello Stato o di una cultura radicata in queste etnie?

E se fosse un misto tra le due cose?

Allora direi che, invece di scandalizzarsi e di sparare anatemi sulle “proposte” di questi giorni (che lo riconosco, sono state fatte a casaccio e con argomentazioni inopportune) sarebbe invece il caso di mettersi intorno ad un tavolo in tutte le località toccate dal fenomeno e mediare seriamente tra le esigenze culturali di queste persone e le necessità di uno Stato.

Quindi, e rinforzo il concetto concludendo, qui si tratta di garantire:

  • il rispetto delle differenze culturali e degli stili di vita;
  • il rispetto dei minori;
  • il rispetto della sicurezza dei cittadini.

Tutto il resto sono inutilità. Con una “piccola” presa di coscienza da parte dei politicanti precedenti: cosa avete fatto realmente per risolvere il problema?

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