Venezia: laboratorio del III Millennio

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di Orietta Vanin – Il nuovo Governo nasce all’insegna della transizione ecologica e dello sviluppo consapevole e sostenibile.

A Venezia le linee guida per il futuro della Città stanno andando nella direzione esattamente opposta: questo verrà evidenziato con un esempio e con le conseguenti proposte operative.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha deciso lo spostamento a lungo termine delle grandi navi da crociera fuori dalla Laguna di Venezia. Tuttavia, allo scopo di impedire il transito dei transatlantici davanti a San Marco, si sono individuate vie di accesso alternative da far percorre immediatamente, facendo passare i natanti lungo il Canale Malamocco-Marghera e attrezzando scali di breve-medio termine a Porto Marghera.

Soluzione più negativa non potrebbe esserci per due motivi:

1) la Laguna di Venezia viene trattata come un braccio di mare, quando ha una profondità media di 150 (centocinquanta) centimetri e gran parte della sua superficie ha una profondità di 50 (cinquanta) centimetri. Farvi transitare bisonti del mare da 90-100-150MILA tonnellate, entro strettissimi corridoi acquei (canali), significa mettere in pericolo per sempre l’ecosistema della più importante zona umida europea (che solo per mancanza di coraggio politico non è stata ancora dichiarata Parco Nazionale); e non si tratta di sterili preoccupazioni di pochi ambientalisti: durante l’Acqua Granda del novembre 2019 si sono verificati micro-maremoti all’interno della Laguna le cui onde hanno riempito di sabbia intere isole (Lazzaretto Vecchio) e eroso le rive dei quartieri più meridionali della città (Giudecca); e con l’innalzamento del livello dei mari dovuto ai cambiamenti climatici la situazione è destinata a peggiorare;

2) così facendo si incentiva quella monocoltura turistica che prima della pandemia svuotava la città dei suoi abitanti (con la trasformazione delle case in residenze per turisti), e ora in epoca Covid sta creando crisi nera perché non ci sono fonti di reddito alternative.

SOLUZIONE:

Bisogna, con i fondi del Recovery Fund, creare un progetto “VENEZIA – LABORATORIO DEL III MILLENNIO” che rappresenti anche un case study internazionale sui cambiamenti climatici, con cui:

1) Portare nel lungo periodo le grandi navi fuori della Laguna e attrezzare gli scali attualmente esistenti dentro la laguna per ospitare le navi medio-piccole (“Classe Venezia”) e gli yacht di lusso, in questo modo alzando anche il livello qualitativo del turismo; se del caso impiegare l’immenso patrimonio pubblico esistente per crearne di nuovi (idroscalo di Sant’Andrea, porto di Chioggia, ecc.);

2) Momentaneamente ospitare le Grandi Navi immediatamente fuori le bocche di porto utilizzando un progetto di avanporto galleggiante già progettato da un team di docenti universitari che verrebbe “regalato” al Governo Draghi;

3) Riconvertire l’immenso Arsenale di Venezia (un settimo della Città) per attività produttive legate alla nautica, all’artigianato del mare di alto livello e al refitting (rimontaggio) di yacht e velieri;

4) Ospitare nelle botteghe di paccottiglia per turisti – ora vuote –  “Think tank” (centro studi) diffusi nella Città Antica attraverso l’uso delle nuove tecnologie: lavorare in un ambiente unico al mondo, senz’auto e collegati ai 5 continenti, deve diventare un’esperienza professionale irrinunciabile;

5) Ospitare nelle isole abbandonate e nei palazzi pubblici vuoti in Città le sedi di importanti istituzioni internazionali (Corte Penale Internazionale, Corte Europea dell’Ambiente, ecc.); le famiglie degli alti funzionari pubblici ripopolerebbero la città con persone che avrebbero anche capacità di spesa;

6) Attivare da subito la sperimentazione delle più avanzate tecnologie per il sollevamento degli edifici e degli isolati, per la messa in sicurezza degli edifici storici e per la protezione dalle conseguenze dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici;

7) Attuare il Piano di riequilibrio morfologico della Laguna come sollecitato dalla Missione UNESCO 2020;

8) Incentivare la riconversione del parco motori acquatico pubblico e privato verso l’elettrico e l’idrogeno (NO-EMISSION), per ridurre l’inquinamento;

9) Avviare quello che non si è mai fatto: rigenerare l’immensa area industriale abbandonata di Porto Marghera all’insegna del “Life Cycle Thinking” (il pensiero del cliclo di vita) e dell’economia circolare, sul modello di quello che è avvenuto nel Bacino della Ruhr e in linea con i 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile individuati dalle Nazioni Unite, inserendovi attività legate alle nuove tecnologie, alla ricerca applicata, all’ambiente, con un’importante polo sportivo per residenti e per competizioni di alto livello, ecc..

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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