🟨 SUL FATTO QUOTIDIANO LA MIA INDAGINE SULLA GIANETTI RUOTE CHE PRENDE FONDI DA REGIONE E POI LICENZIA Vuoi chiudere la Gianett…

Tempo di lettura: 3 minuti

🟨 SUL FATTO QUOTIDIANO LA MIA INDAGINE SULLA GIANETTI RUOTE CHE PRENDE FONDI DA REGIONE E POI LICENZIA

Vuoi chiudere la Gianetti Ruote S.r.l. e licenziare i 152 lavoratori? Benissimo (anzi malissimo), però prima restituisci gli 827.075,60 euro di finanziamenti pubblici (411.478,94 a fondo perso e 415.596,67 di prestito) che hai ricevuto nel 2012. È quanto avrebbero dovuto dire (ma non hanno detto) i vertici di Regione Lombardia ai proprietari dell’azienda di Ceriano Laghetto l’8 luglio scorso, quando si sono presentati in audizione presso la IV commissione. Un incontro chiesto dai sindacati che dal 3 luglio lottano contro quelle 152 lettere di licenziamento recapitate ai lavoratori il giorno dopo lo sblocco dei licenziamenti voluto dal Governo Draghi.

Un’arma che Regione Lombardia si è dimenticata di usare. Una grave omissione, perché la politica davanti a una crisi sociale e mediatica di tale portata dovrebbe essere preparata. Invece oltre a sterili parole di circostanza, i vertici del Pirellone, a partire da Guido Guidesi, il leghista imposto da Matteo Salvini ad Attilio Fontana come assessore allo Sviluppo economico, non hanno saputo dire. In realtà Guidesi in commissione non c’era neanche…

🟨 Chi invece si è dato la briga di andarsi a studiare anni di bilanci è stato il consigliere regionale M5s Marco Fumagalli. È lui che ha trovato i lati oscuri dell’“operazione Gianetti” e li ha evidenziati in un’interrogazione depositata ieri. E le “incongruenze” su quel finanziamento sono parecchie. Promosso da Regione Lombardia e Miur, rivolto a micro, piccole e medie imprese lombarde, il bando prevedeva espressamente (art. 18) che “sarebbe stata dichiarata la decadenza, totale o parziale, dell’intervento finanziario concesso qualora non fossero stati rispettati dai soggetti beneficiari gli obblighi previsti dal bando e (…) qualora non fosse stata mantenuta l’attività economica da parte delle imprese partner per un periodo di 5 anni dalla conclusione del progetto”. Cioè per i 5 anni successivi alla restituzione del prestito.

Ora, dal bilancio 2018 della Gianetti si rileva che in quell’anno la società ha saldato l’ultima rata del prestito e che quindi, per i successivi 5 anni avrebbe dovuto mantenere invariata la produzione. Non solo, il bando specificava che i beni e i servizi dovessero essere “utilizzati esclusivamente nella sede per la quale era stato richiesto l’intervento finanziario e per tutta la durata dell’intervento agevolativo”. Quindi il beneficiario aveva l’obbligo di mantenere la sede operativa in Lombardia. Infine, l’art. 16, specificava che i beneficiari “erano obbligati pena la decadenza dell’intervento finanziario a segnalare tempestivamente eventuali variazioni di ragione sociale cessioni o locazioni relative agli investimenti preventivati”, cosa mai fatta dal trust che governa la società.

E anche su quel trust c’è molto da dire. Per capire come uno dei principali marchi europei nella produzione di ruote in acciaio, che fino a pochi giorni fa riforniva i grandi produttori di veicoli commerciali, abbia cjiuso, bisogna ripercorrere la storia dell’azienda. Nel 1992 la Gianetti viene acquistata dal Gruppo CLN che nel 2015 la cede ad Accuride Corporation, la quale si impegna a investire nella società 19,75 milioni in 36 mesi. Del resto in quegli anni Gianetti è un ottimo affare: il fatturato netto e il Mol relativi al 2015 erano rispettivamente di 37,6 e 2,9 milioni. L’idillio si rompe nel 2018, quando Accuride acquista la tedesca Mefro Wheels GmbH, la principale concorrente di Gianetti. Un’operazione soggetta agli obblighi di notifica alla UE sugli accordi di concentrazione, visto che le due società insieme detenevano tra il 60 e il 70% del mercato. E, infatti, l’UE impone ad Accuride di procedere all’acquisizione della Mefro a patto che prima collochi sul mercato la Gianetti. Risultato? Il 30 agosto 2018 Gianetti viene ceduta alla Quantum Capital Partners (QCP), di Monaco di Baviera. Lo stesso fondo che ne decreterà la morte “causa pandemia”, nonostante gli ordini dei clienti non manchino, anzi. E ora che Gianetti è chiusa, chi evaderà quegli ordini? A chi andranno i suoi clienti? Probabilmente proprio alla tedesca Mefro.

🟥 Un ottimo/pessimo esempio di spoliazione del patrimonio industriale italiano avvenuto sotto gli occhi del ministro Giancarlo Giorgetti e dei suoi uomini al Pirellone.

(Feed generated with FetchRSS)

Leggi Tutto

Fonte Marco Fumagalli M5S Lombardia on Facebook

Commenti da Facebook
(Visited 11 times, 1 visits today)
Vai alla barra degli strumenti